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L’Italia degli anni ’70 – Tra piombo, varietà e rivoluzione domestica


Ma com'era l’offerta televisiva italiana negli stessi anni in cui uscì Grease (1978) negli USA? Come funzionava la RAI in quegli anni? Come si inserirono i primi anime giapponesi nella programmazione e come stava nascendo il sistema delle televisioni private (che poi diventerà Mediaset)?

E sopratutto, cosa stava succedendo allora in Italia?


Cominciamo dall'ultima domanda ... cosa stava accadendo in Italia negli anni 70?

“L’Italia degli anni Settanta è una contraddizione in moto perpetuo: un Paese che balla e spara, che legge Pasolini e guarda Raffaella Carrà.” — Giorgio Bocca, “Gli anni del rischio” (1980)

1. Una nazione in bilico

L’Italia del 1970 è un Paese che ha appena finito di costruire la sua modernità industriale e già ne sta pagando il prezzo.La decade si apre con due date simboliche: nel 1970 nasce la Regione, istituzione autonoma prevista dalla Costituzione e rimasta a lungo in sospeso; nello stesso anno viene approvata la legge sul divorzio (n. 898/1970).Per la prima volta lo Stato riconosce che anche la famiglia può finire, e che la felicità non è obbligatoria. È un terremoto culturale.

Negli stessi anni esplodono i movimenti studenteschi e femministi: la “Lotta continua”, il “Movimento di liberazione della donna”, i collettivi femministi che rivendicano il diritto al corpo e alla parola.Nel 1974 il referendum sul divorzio vede trionfare il “no” all’abrogazione: gli italiani scelgono di tenere la legge, di restare moderni.È la prima volta che il cattolicesimo politico (la DC) viene pubblicamente sconfessato dal Paese reale.

Ma accanto ai progressi civili, esplodono le contraddizioni politiche: terrorismo nero e rosso, bombe, stragi, sequestri.Il 1978 è l’anno-simbolo: il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse segna il culmine degli “anni di piombo”.La paura entra nelle case, ma non spegne la voglia di vivere. Anzi: la moltiplica in musica, in televisione, nella ricerca del sorriso.


2. La televisione diventa lo specchio del Paese

La RAI è ancora il principale specchio del costume nazionale.Dopo la fine di Carosello (1977), il piccolo schermo comincia a sperimentare un linguaggio più diretto, più veloce, più vicino alla vita reale.Le serate sono occupate dai grandi varietà, vere e proprie liturgie laiche che uniscono famiglie e generazioni davanti al televisore.

  • Nel 1970 debutta “Canzonissima” condotta da Corrado e Raffaella Carrà, che scandalizza l’Italia intera con l’ombelico scoperto.Quel gesto, apparentemente leggero, diventa un atto di emancipazione simbolica: per la prima volta il corpo femminile non è solo oggetto, ma soggetto.Pier Paolo Pasolini la chiamerà “la rivoluzione del sorriso televisivo”.

  • Il varietà si trasforma in mitologia popolare: Mina e Raffaella Carrà sono le dee del sabato sera; Enzo Tortora, Pippo Baudo e Mike Bongiorno i sacerdoti di un nuovo culto collettivo.

  • I programmi per ragazzi — L’albero azzurro, Supergulp!, L’ape Maia — introducono linguaggi visivi innovativi, spesso d’importazione.

Nel frattempo, la nascita delle prime televisioni private (Telebiella, Telemilano) prepara la rivoluzione degli anni Ottanta: la TV commerciale, più colorata, più provocatoria, più pubblicitaria.La cultura popolare si sposta dal salotto alla strada.


3. Musica: dal cantautorato all’esplosione pop

Se la TV è il corpo, la musica è l’anima degli anni Settanta italiani.Due mondi coesistono, spesso ignorandosi: quello dei cantautori impegnati e quello del pop televisivo.


I cantautori

È il decennio d’oro di Lucio Battisti, Francesco De Gregori, Lucio Dalla, Fabrizio De André, Franco Battiato, Claudio Baglioni.Le loro canzoni sono micro-romanzi, cronache emotive di un’Italia che cambia:

  • “Io vorrei… non vorrei… ma se vuoi” (Battisti, 1972) racconta la tensione tra desiderio e censura.

  • “Rimmel” (De Gregori, 1975) è la prima ballata della disillusione sentimentale.

  • “4/3/1943” (Dalla) porta la poesia popolare al Festival di Sanremo.


Il pop televisivo

Dall’altra parte, il varietà e i juke-box diffondono i tormentoni leggeri: Gianni Morandi, I Ricchi e Poveri, Orietta Berti, Nada, Patty Pravo.E naturalmente Raffaella Carrà, regina assoluta: con “Tuca Tuca” (1971) e “A far l’amore comincia tu” (1976) trasforma la canzone in manifesto di libertà sensuale.È la prima vera icona pop italiana globale, amata in Spagna, Germania e Sud America.


4. Cinema e cultura: tra denuncia e sogno

Il cinema italiano degli anni Settanta è doppio come il Paese: politico e grottesco, drammatico e comico.

  • I film di Ettore Scola (C’eravamo tanto amati, 1974), Elio Petri (Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, 1970) e Francesco Rosi raccontano le contraddizioni del potere.

  • Il neorealismo si fa satira con la “commedia all’italiana”: Amici miei (1975), Fantozzi (1975) di Luciano Salce, C’eravamo tanto amati.

  • Sul fronte erotico, esplode il fenomeno della commedia sexy all’italiana: Edwige Fenech, Gloria Guida, Laura Antonelli diventano simboli del desiderio e del maschilismo insieme.

  • Nel frattempo, Dario Argento inventa il thriller italiano con Profondo rosso (1975).

Il cinema è specchio delle pulsioni sociali: il sogno collettivo e la nevrosi privata convivono nella stessa pellicola.


5. Costume, curiosità, simboli

  • L’auto del decennio è la Fiat 127, simbolo del ceto medio emergente.

  • Il gelato è il Cornetto Algida, lanciato nel 1976 con lo slogan “Cuore di panna”.

  • Le riviste più lette: Grand Hotel, TV Sorrisi e Canzoni, L’Espresso, Linus (fondamentale per la cultura pop e fumettistica).

  • Le mode oscillano tra la minigonna, i pantaloni a zampa, le camicie a fiori e i capelli lunghi.

  • Nelle librerie si leggono Il nome della rosa (Umberto Eco, 1979) e Lettera a una professoressa (Don Milani).

Nel 1977 debutta la prima radio libera, Radio Alice a Bologna: è la nascita della comunicazione dal basso, della controcultura mediatica.Il linguaggio cambia: la politica entra nei dialetti, la musica diventa protesta.


6. L’eredità culturale

Gli anni Settanta italiani sono un campo di battaglia tra ideologia e intrattenimento, tra repressione e liberazione.È il decennio che genera le tensioni che esploderanno negli Ottanta: l’individualismo, la TV commerciale, il culto del successo, ma anche la libertà sessuale e la creatività diffusa.

Il Paese che esce dal ’79 è stremato, ma più consapevole.Ha perso molte illusioni, ma ha imparato — nel bene e nel male — che anche la leggerezza può essere un atto politico.Come disse Enzo Biagi, nel suo diario del 1978:

“L’Italia ha smesso di credere nei santi e ha cominciato a credere nei conduttori televisivi. Forse è un progresso. Forse no.”

  1. Torniamo a Grease ....


Mentre Grease sbarcava nelle sale italiane nell’autunno del 1978, l’Italia televisiva stava vivendo un passaggio cruciale: da una parte la RAI restava l’istituzione centrale dell’offerta audiovisiva nazionale; dall’altra, la scena locale cominciava a popolarsi di emittenti private che avrebbero ridisegnato il palinsesto negli anni Ottanta.


La televisione pubblica rimaneva il principale veicolo di socializzazione: programmi di varietà, sceneggiati, telegiornali e—fino a qualche anno prima—lo storico carosello pubblicitario avevano modellato gusti e ritmi quotidiani.

Carosello, il fortunato contenitore di corti pubblicitari che aveva accompagnato la vita italiana per due decenni, terminò la sua corsa proprio nel 1977: la sua chiusura segnò la fine di un’epoca nel modo di fare comunicazione commerciale in RAI.


Nello stesso periodo la RAI introdusse nella programmazione pomeridiana e serale una nuova forza dirompente per i giovani spettatori: gli anime giapponesi.

Titoli come UFO Robot Goldrake (Goldrake) debuttarono in Italia nel 1978 e produssero un vero e proprio fenomeno di massa: l’ingresso degli anime cambiò il linguaggio dell’intrattenimento per ragazzi, generò merchandising e ridefinì il modo in cui i più giovani immaginavano eroi, violenza e tecnologia.

La “Goldrake-mania” fu un episodio fondativo: milioni di italiani si ritrovarono ogni settimana davanti alla TV per guardare robot, combattimenti e salvataggi siderali.


Allo stesso tempo, sul piano dell’offerta produttiva, si stava organizzando quel sistema di televisioni commerciali locali che avrebbe poi dato origine a reti nazionali: tra metà e fine anni Settanta emersero emittenti locali come Telemilano, prontamente rilevata e sviluppata da Silvio Berlusconi e dalla sua Fininvest, atto che fu determinante per la nascita di Canale 5 e di un sistema televisivo commerciale nazionale nei primi anni Ottanta.

Il fenomeno non cambiò soltanto la struttura proprietaria dei media: trasformò la logica del palinsesto, mettendo sempre più in primo piano la logica del target, della pubblicità e del prodotto-spettacolo.


Nell’Italia in cui usciva Grease convivevano ancora forti tracce della televisione pubblica che aveva formato intere generazioni (con i suoi rituali e le sue pause pubblicitarie ritualizzate), l’esplosione popolare degli anime come nuovo linguaggio per l’infanzia e la prima, embrionale ondata di tv private che avrebbero reso il palinsesto più frammentato, più commerciale e più orientato al consumo. Questo mix spiegava perché prodotti diversi — il musical nostalgico americano, il telefilm familiare realistico, gli anime giapponesi e, pochi anni dopo, i teen drama in salsa americana — potessero trovare tutti un grande pubblico in Italia, ma essere recepiti e metabolizzati in modi differenti.


  1. Come questo contesto italiano ha rimodellato i messaggi culturali


L’effetto combinato di RAI (come soggetto normativo), del declino di modalità pubblicitarie come Carosello e della crescita delle emittenti commerciali ha prodotto due conseguenze rilevanti.

Primo: la domesticazione dei modelli stranieri — anche quelli più ribelli o consumistici — attraverso il doppiaggio, il packaging e le fasce orarie che ne guidavano il pubblico.

Secondo: la commercializzazione dell’immagine adolescenziale, favorita dall’ingresso delle tv private e dal conseguente interesse per target giovani spendenti (merchandising, musica, moda).

In Italia, quindi, la ricezione di prodotti come Grease o di serie teen successive avvenne già in un tessuto culturale che stava mutando: il pubblico non solo consumava storie, ma cominciava a comprare stili di vita.

(Fonti: RAI Teche; analisi storiche sulla nascita di Fininvest/Mediaset).



Bibliografia


Testi e saggi

  • Hall, S. (1980). Encoding/Decoding. In Culture, Media, Language. London: Routledge.

  • Jenkins, H. (1992). Textual Poachers: Television Fans and Participatory Culture. Routledge.

  • Kellner, D. (1995). Media Culture: Cultural Studies, Identity, and Politics between the Modern and the Postmodern. Routledge.

  • Debord, G. (1967). La société du spectacle. Buchet-Chastel.

  • Eco, U. (1979). Lector in fabula. Milano: Bompiani.

  • Bocca, G. (1980). Gli anni del rischio. Garzanti.

  • De Luna, G. (2009). La Repubblica inquieta. L’Italia degli anni Settanta. Feltrinelli.

  • Eco, U. (1976). Dalla periferia dell’impero. Bompiani.

  • Pasolini, P.P. (1975). Scritti corsari. Garzanti.

  • Rai Teche: Archivi Canzonissima, Studio Uno, Carosello.

  • Tatti Sanguineti (a cura di), Anni di piombo e di popcorn. L’Italia dei Settanta fra politica e varietà televisivo, Rizzoli, 2015.


Fonti giornalistiche e archivistiche (per i punti storici italiani)

  • RAI Teche, archivio Carosello e materiali su programmazione storica.

  • Articolo/servizio: “Goldrake, 45 anni fa esordiva in Italia il robot di culto”, RAInews (4 aprile 2023) — sulla prima messa in onda di UFO Robot e il fenomeno di costume che ne seguì. RaiNews

  • Fininvest / Storia del gruppo (pagina ufficiale Fininvest).

  • Sintesi storica su Carosello e la sua fine (1° gennaio 1977).


Riferimenti per Grease e distribuzione

  • Schede filmografiche e dati di uscita per Grease (Brillantina) (1978).

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