un'introduzione all'essere umano
- retedefacto
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l’Essere Umano E il Principio di Autodeterminazione
Il diritto di ogni essere umano di “essere se stesso”.
Essere pienamente se stessi è anche una responsabilità naturale e sistemica. Se ti prendi questa responsabilità inizi un cammino che probabilmente hai sempre sentito esistere.
Il punto è che l’essenza dell’essere umano tende ad essere ciò che è Deviare da questa tendenza significa segmentare l’essere umano e non permettergli di essere ciò che è, ad oggi possiamo dire “con la sua stessa collaborazione”.
L’Essere Umano è:
un essere vivo, attivo, con proprie caratteristiche uniche, sensibile, in cambiamento ed evoluzione costante, orientato alla coscienza di sé.
E’ un’unità di corpo fisico, eterico, astrale, mentale, causale, buddhico, atmico, Sè spirituale... E’ connesso alla sua anima e a “tutto ciò che esiste” (entanglement quantistico).
Quel che passa tra un essere umano e uno spezzettatamente esistente è la differenza che si sente stando vicino a un bambino appena nato oppure a un 45enne in carriera politica.Si arriva a cercare l’Autodeterminazione quando si comprende che se il 45enne si fermasse “il neonato che è ancora in lui” si accorgerebbe che il 60, 70, 80% delle cose che fa non sono necessarie alla Vita, anzi, spesso “remano contro”.
Se allarghiamo la prospettiva e includiamo tutti i corpi sottili di cui è composto l’essere umano allora comprendiamo
che il 45enne non solo dovrà ripulirsi di condizionamenti, credenze, abitudini e automatismi ma dovrà cominciare a prendersi cura anche del suo corpo emotivo interferito dalla paura, dal senso di colpa, da quello di impotenza e quello di inferiorità e tutto il resto che “ciascuno sa di sé”, “ripulire” il suo corpo mentale intasato dalle convinzioni che ha costruito su di sé e dalle credenze indotte su come funziona il mondo, imparare a conoscere il suo livello fisico, corporeo per uscire dalle abitudini tossiche e intossicanti, per imparare a rigenerare il proprio corpo con il sonno, dovrà scontrarsi con gli editti della medicina tradizionale per comprendere che “curarsi” non è solo “roba da medici” e riguarda tutti i corpi di cui è fatta la nostra esistenza.

La più grande paura umana non è morire ma essere Vivi.
La nostra più grande paura è correre il rischio di vivere
e di esprimere ciò che siamo realmente
Abbiamo imparato a vivere secondo il punto di vista del sistema in cui siamo per timore di non essere accettati e di non essere abbastanza bravi secondo gli standard di quel sistema.
Il novanta per cento delle convinzioni immagazzinate nella nostra mente sono menzogne e noi soffriamo perchè le crediamo vere.
E facciamo di tutto per continuare a "credere in ciò che crediamo"
difendendo condizionamenti, abitudini, convinzioni
Invece di sentire pienamente noi stessi, crediamo agli altri.
Liberiamo energia e torniamo alla realtà.
Attenzione ...
A fronte di questa situazione di stravolgimento e capovolgimento del reale, l’essere umano “che si accorge” che “qualcosa non torna” indica come prima responsabile del proprio disagio “le tasse”.
Può far sorridere di fronte a tutto quanto espresso primama i condizionamenti generati dalla società nel corso dei secoli
hanno portato a far identificare gli esseri umani con valori che non appartengono alla loro “natura”
e questo contribuisce a sviluppare compensazioni e parcellizzazioni di sé e della propria esistenza attraverso il meccanismo della “rana bollita”.La “gabbia” in cui sono stati messi gli esseri umani, la loro coscienza, è stata rimpicciolito poco alla volta, così nessuno se ne è accorto.
E tutti hanno acconsentito a farsi trattare da macchine programmate attraverso,
per esempio,la progressiva accettazione degli obblighi di legge.Una legge che nessuno comprende nel suo funzionamento,che è emanata da un gruppo di persone che seguono logiche commerciali e competitive entro interessi finanziari, monetari, economici, commerciali.Logiche decisamente non sintone con la natura né con gli esseri umani.
La Natura è cooperativa, interconnessa, integrata, ciclica, ritmica, amorevole,
accoglie e promuove la biodiversità facendone un suo motore trasformato ed evolutivo.
La logica in cui hanno ingabbiato l’essere umano è competitiva, compartimentalizzante, promuove la separazione, la schedulazione, la ripetitività, l’omogenità, l’appiattimento, il controllo, la sottomissione, la paura.
Non puoi accettare lamentandoti che è sempre più difficile tirare fine mese, che ti è sempre più difficile ritagliare tempo per te e per i tuoi figli, non si può accettare di sentirsi sempre addosso la responsabilità e la paura di non essere adeguati a un sistema che senti che ti sta distruggendo.
Che da anni sta portando tutti alla perdita della dignità, dei valori....
ma quando mai qualcosa può essere messo al di sopra della vita? E la vita libera dovrebbe chiedere permesso?La realizzazione di ciò che sei ha bisogno dell'approvazione di qualcun'altro oltre te stesso?A chi devi chiedere se vai bene?Che diritto ha questo sistema di schiacciarti?Ha il potere che tu gli dai.E quando ti accorgi che questo sistema la vita te la toglie?
Un Essere Umano può Vivere solo nel suo “sistema” naturale e organico di appartenenza, la Natura.
Solo così il bene di uno può essere il bene di tutti, ogni altra “simulazione” di sistema di appartenenza è manipolazione e distruzione dell’armonia.
Essere Umano e Cittadino Questione di identificazione
Diritto all’Identità e Diritto al Nome
Secondo la Cassazione, il diritto all‟identità personale va definito nei seguenti termini: “Ciascun soggetto ha interesse, ritenuto generalmente meritevole di tutela giuridica, di essere rappresentato, nella vita di relazione, con la sua vera identità, così come questa nella realtà sociale, generale e particolare, è conosciuta o poteva essere conosciuta con l‟applicazione dei criteri della normale diligenza e della buona fede soggettiva; ha, cioè, interesse a non vedersi all‟esterno alterato, travisato, offuscato, contestato il proprio patrimonio intellettuale, politico, sociale, religioso, ideologico, professionale ecc. quale si era estrinsecato od appariva, in base a circostanze concrete ed univoche, destinato ad estrinsecarsi nell‟ambiente sociale”. (Cass. 22.6.1985, n. 3769, FI, 1985, I, 2211).
“Mentre i segni distintivi (nome, pseudonimo, ecc.) identificano, nell‟attuale ordinamento, il soggetto sul piano dell‟esistenza materiale e della condizione civile e legale e l‟immagine evoca le mere sembianze fisiche della persona, l‟identità rappresenta, invece, una formula sintetica per contraddistinguere il soggetto da un punto di vista globale nella molteplicità delle sue specifiche caratteristiche e manifestazioni (morali, sociali, politiche, intellettuali, professionali, ecc.), cioè per esprimere la concreta ed effettiva personalità individuale del soggetto quale si è venuta solidificando o appariva destinata, in base a circostanze univoche, a solidificarsi nella vita di relazione. Perciò fra il diritto al nome (e agli altri segni distintivi) così come risulta disegnato dagli artt. 6 e 7 cod. civ. e viene inteso tradizionalmente dalla giurisprudenza e dalla dottrina ed il diritto all‟identità, così come questo ormai viene configurato, ricorre una certa correlazione, ma nulla di più: non ricorre, cioè, né un rapporto di immedesimazione né un rapporto di comprensione dell‟una figura rispetto all‟altra”. (Cass. 22.6.1985, n. 3769, FI, 1985, I, 2211).
Secondo la Cassazione, il diritto all‟identità personale va definito nei seguenti termini: “Ciascun soggetto ha interesse, ritenuto generalmente meritevole di tutela giuridica, di essere rappresentato, nella vita di relazione, con la sua vera identità, così come questa nella realtà sociale, generale e particolare, è conosciuta o poteva essere conosciuta con l‟applicazione dei criteri della normale diligenza e della buona fede soggettiva; ha, cioè, interesse a non vedersi all‟esterno alterato, travisato, offuscato, contestato il proprio patrimonio intellettuale, politico, sociale, religioso, ideologico, professionale ecc. quale si era estrinsecato od appariva, in base a circostanze concrete ed univoche, destinato ad estrinsecarsi nell‟ambiente sociale”. (Cass. 22.6.1985, n. 3769, FI, 1985, I, 2211).

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