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Testa, cuore e pedagogia

Philippe Meirieu è autore di numerosi libri tradotti in tutto il mondo. Ha insegnato in quasi tutti gli ordini di scuola. Ha guidato molte ricerche sulla scuola e partecipato all’elaborazione di importanti riforme in Francia. Ha anche operato assiduamente nella formazione iniziale e in servizio degli insegnanti. Oggi è professore emerito di Scienze dell’Educazione all’Università Lumière Lyon II.




Dialogo tra il neuroscienziato Grégoire Brost e Philippe Meirieu sul tema "Il cervello al centro della pedagogia". Il dialogo si è svolto il 16/9/2025 presso l'Università di Ginevra in occasione del cinquantenario della nascita della Facoltà di Psicologia e di Scienze dell'Educazione.



Cit. Meirieu "[... mi sembra che il progetto di educare si possa comprendere meglio  se cerchiamo di coglierlo nella sua dinamica tipicamente umana, sia attraverso la storia sia attraverso un panorama delle esperienze che si possono fare oggi.".


L'educazione "è cosa umana" ed è cosa naturale aggiungerei.

Il proliferare di tecniche-strumenti-programmmi-progetti contribuisce spesso a far perdere il senso naturale dei processi evolutivi ed educativi.


“Oggi abbiamo di fronte a noi due problemi preoccupanti: da un lato, l’aumento dei fenomeni di manipolazione pubblicitaria, religiosa, ideologica o di clan; dall’altro, la difficoltà di costruire un ‘terreno comune’ che ci permetta di andare oltre il conflitto o la contrapposizione di interessi individuali. L’educazione è decisiva in questo senso. L’educazione deve insegnare a tutti a “pensare con la propria testa”.


E' impossibile prescindere dalla dinamica educativa essendo che essa investe ogni angolo dell'esistenza umana.

E-ducere," tirar fuori". Ogni istante, in ogni momento abbiamo la possibilità di tirar fuori il meglio di noi e supportare gli altri al fare lo stesso.


"l’educazione – la scuola in particolare – deve far apprendere come “costruire insieme la società”.


E' dalla partecipazione e condivisione che nasce una società, cosa condividiamo e in che modo partecipiamo conferiscono i colori e le caratteristiche di quel mondo.



Philippe Meirieu con la stessa prospettiva affronta, per esempio, il problema dei compiti a casa sostenendo che non debbano essere fonte di conflitto tra genitori e figli, ma un'opportunità per affrontare il tema della motivazione allo studio.


Nel libro "I compiti a casa. Genitori, figli, insegnanti: a ciascuno il suo ruolo", Meirieu delinea il ruolo di ogni attore coinvolto, offrendo suggerimenti pratici ai genitori su come supportare i figli senza sostituirsi a loro, e suggerendo un approccio basato sulla responsabilità di ciascuno e sulla comprensione delle dinamiche di apprendimento. 



Concetti chiave:

  • Non sono una lotta:

    I compiti a casa non dovrebbero diventare un "braccio di ferro" familiare, ma un punto di partenza per dialogare sulla motivazione e sull'apprendimento. 

  • Ruolo dei genitori:

    È importante che i genitori non si sostituiscano ai figli, ma che li supportino nel loro lavoro individuale, aiutandoli a sviluppare autonomia e responsabilità. 

  • Dinamica collaborativa:

    Il libro promuove un'idea di collaborazione tra genitori, figli e insegnanti, dove ognuno ha un ruolo specifico da svolgere per favorire il successo scolastico dello studente. 

  • Focus sull'apprendimento:

    L'obiettivo non è solo "fare" i compiti, ma che lo studente li utilizzi come strumento per imparare, motivo per cui è fondamentale che comprenda il significato di quanto fa, evitando l'apprendimento mnemonico e superficiale. 





Philippe MeirieuChi vuole ancora gli insegnanti?Roma, Armando, 2024



Oggi non ci sono abbastanza insegnanti.  Tra riforme sbagliate e promesse non mantenute, nel corso degli anni la professione docente è stata ridotta a compiti sempre più esecutivi, dunque, di fatto, screditata. Dopo decisioni politiche e discorsi pubblici che hanno contribuito a creare un problema  che ora è diventato strutturale, è urgente ricordare a tutti il significato e il valore di questa professione. È in gioco la capacità dei nostri figli di scoprire ciò che libera e ciò che unisce, e  quindi il futuro della nostra democrazia.





Quale educazione per salvare la democrazia?

Dalla libertà di pensare alla costruzione di un mondo comune

 Roma, Armando, 2023.

Traduzione e cura di Enrico Bottero

In una società preoccupata per il futuro, in preda a tentazioni autoritarie e derive neoliberiste, di fronte all'ascesa dell'individualismo e del comunitarismo, l'educazione può ancora fare qualcosa?Philippe Meirieu cerca di rispondere a questa domanda sviluppando alcune riflessioni a partire dalla storia della pedagogia e dalla sua esperienza personale. Ci dimostra così che la pedagogia non è superata ma è uno strumento indispensabile, se concepita come un'avventura intellettuale e una pratica di emancipazione degli esseri umani.  L'educazione, infatti, non è una forma di manipolazione: noi possiamo creare le condizioni per l’esercizio della libertà, ma non possiamo esonerare nessuno dal suo libero impegno ad apprendere e ad agire.Per Philippe Meirieu questa tensione tra l'educabilità di tutti e la libertà di ciascuno è al centro di ogni democrazia e, quindi, della stessa educazione alla democrazia. A partire da questa tensione, possiamo individuare i due obiettivi dell'educazione e della scuola di oggi: aiutare le nuove generazioni a pensare con la propria testa per sfuggire a ogni forma di controllo manipolatorio e promuovere la creazione di un terreno comune per "costruire la società". Attraverso la sua esperienza di allievo e di studente, di padre e di insegnante, di ricercatore e di cittadino impegnato nella società, Philippe Meirieu ci accompagna nell'avventura educativa con le sue prove e le sue gioie, le sue preoccupazioni e le sue sfide, ma anche con la speranza che oggi si possa fare qualcosa per salvare le nostre democrazie.










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