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Comunità Educante

Correva l'anno 1994.

Ero al secondo anno della facoltà di Scienze dell'Educazione e avevo appena preso posto nella grande aula del PIME, Università Cattolica di Milano.

Lezione di Pedagogia Generale con il prof. Luciano Caimi.


Sto prendendo appunti e a un certo punto il prof. nomina la Comunità Educante.

All'epoca facevo l'educatrice per pagarmi la retta universitaria e quel che lui narrava lo sentivo ogni giorno nel CAG, centro di aggregazione giovanile, dove lavoravo.


Per il prof. Caimi Il concetto di "comunità educante" si basava sull'idea di un ecosistema collaborativo dove famiglia, scuola, istituzioni e cittadini operavano insieme per la crescita e il benessere di tutti, in particolare di bambini, ragazzi e giovani.


Una visione che sottolinea la centralità della scuola come luogo di dialogo, ricerca ed esperienza sociale che, in collaborazione con il territorio, contribuisce alla formazione integrale della persona, promuovendo valori democratici e la crescita individuale e collettiva.


Come educatrice mi capitava di lavorare anche nei servizi scolastici,avevo ben presente la distanza reale che c'era fra scuola e territorio, fra studenti, insegnanti e genitori.


Eravamo molto lontani da quella prospettiva di cui sentivo parlare e che tanto risuonava nelle mie giovani corde da educatrice.

 

Gli elementi chiave delle comunità educanti che mi sono stati presentati sono circa questi:


  • Collaborazione e corresponsabilità:

    Si supera il modello in cui l'educazione è demandata a un singolo attore (es. la scuola) per abbracciare una rete in cui tutti i soggetti (famiglie, scuole, associazioni, istituzioni, cittadini) hanno un ruolo attivo e condiviso. 

  • Centralità della scuola:

    La scuola è vista come il cuore di questa comunità, un luogo di formazione integrale che attraverso il dialogo e la relazione promuove lo sviluppo della personalità. 

  • Formazione integrale:

    L'obiettivo non è solo il successo formativo e l'acquisizione di conoscenze, ma anche la formazione della persona in tutte le sue dimensioni (sociale, culturale, personale). 

  • Dimensione relazionale:

    La qualità delle relazioni tra tutti gli attori è fondamentale per il successo del progetto educativo.

  • Prospettiva liberale:

    La comunità educante è un ambiente improntato a valori liberali, dove la libera espressione e la partecipazione di tutti sono garantite e valorizzate. 


Bello eh!?


Nella mia carriera ventennale da educatrice credo di non aver mai visto nulla del genere realizzato.


Collaborazione e responsabilità, formazione integrale, dimensione relazionale, espressione e partecipazione garantite. Forse come titoli di progetto, come slogan per i lavori artistici, come insegna dell'aula di ginnastica.

Se da un lato molti insegnanti e operatori si sentivano investiti da questi concetti da un punto di vista dei programmi e degli obblighi didattici nè la partecipazione, nè l'espressione nè la collaborazione sono mai stati presi sul serio.


Questo per rimanere nell'ambito scuola.

La Comunità Educante parla anche di relazioni esterne alla scuola.


E come il territorio intende la scuola?

Nelle mie esperienze di affiancamento scolastico direi "Come un ghetto".

Un edificio che la mattina inghiotte frotte di studenti e il pomeriggio li restituisce.

Il territorio, di quel che succedeva nella scuola,, sapeva poco niente e nemmeno si impegnava per sapere.


Mi pare che oggi le cose non siano cambiate di molto, forse si sono addirittura estremizzate. Quell'estremo attuale che comprende anche la deriva digitale non solo degli studenti ma anche delle istituzioni educative.


Parecchi anni più tardi, già laureata e da tempo attiva anche nella formazione degli educatori, incontro un altro Professore, Igor Salomone.

Durante la progettazione di un corso congiunto mi parla di "educazione che genera se stessa". Per la prima volta sento formulare l'ipotesi che "non si può non educare", quasi come se l'educazione fosse un effetto inevitabile di qualsiasi tipo di relazione.


Geniale! Mi dissi, intesa così qualsiasi incontro io faccia diviene potenzialmente un incontro educativo. Quando ero piccola, in effetti, ricordo che erano in tanti a "educarmi". C'erano la mamma e il papà, ma anche i nonni, gli zii, gli amici, il panettiere quando andavo a comprare il pane, o la vicina quando mi diceva di stare attenta alle macchine in strada.


E' quindi così diffusa l'educazione? Manca forse dell'intento o della coscienza ma di fatto qualsiasi esperienza viviamo è educativa, in positivo o in negativo.


Chiunque può esser parte del mio sviluppo e della mia creascita, della mia educazione.


Se unisco la prospettiva della comunità educante e quella "dell'educazione continua" mi ritrovo immersa in tante comunità che potenzialmente educano.


Se guardo alla scuola che continua ad essere intesa e vissuta come un iceberg separato dal resto della società mi sembra che la partita educativa si stia perdendo delle grandi opportunità per espandersi e arricchirsi.


E allora ho deciso di rispolverare la Comunità Educante ampliandone iol significato: una comunità è tale quando la si percepisce e intende così, quando l'attenzione viene posta sul valore della collaborazione e condivisione dei saperi e delle risorse, quando sostiene l'espressione di sè e sa nutrirla affinchè ciascun bambino o adulto possa essere il meglio di ciò che è.


Ogni comunità, piccola o grande, porta con sé un sistema invisibile di valori che orientano le relazioni.

Una comunità educante, per sua natura, non si limita a condividere spazi o risorse, ma si riconosce e si struttura attorno a principi che diventano “bussola collettiva”.

Questi principi non sono norme rigide, bensì direzioni di senso: nascono dall’esperienza, si arricchiscono con il confronto e si rinnovano ogni volta che qualcuno porta un pezzo di sé dentro al gruppo.





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