Dal paradigma meccanicistico alla visione sistemica: tra Fritjof Capra, Vittorio Marchi e la didattica delle progettazioni partecipate
- retedefacto
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1. Introduzione
Il progressivo mutamento della visione scientifica e filosofica del mondo, avviato nel XX secolo, ha condotto a una profonda revisione del paradigma conoscitivo dominante.Da una prospettiva meccanicistica, frammentata e dualista, la riflessione contemporanea si è orientata verso una visione sistemica, relazionale e unitaria della realtà.In tale contesto, l’opera di Fritjof Capra — in particolare Il Tao della Fisica (1975) e La rete della Vita (1996) — e le riflessioni di Vittorio Marchi in La scienza dell’Uno (2009) offrono un quadro epistemologico e ontologico di straordinaria convergenza.Entrambi gli autori, seppur da prospettive differenti, delineano un nuovo paradigma fondato sull’interconnessione, sull’autorganizzazione e sulla partecipazione cosciente dei sistemi viventi.
2. Gli elementi del cambio di paradigma in Fritjof Capra
Fritjof Capra, fisico e teorico dei sistemi complessi, individua nel passaggio dalla fisica classica alla fisica quantistica il punto di svolta che permette di superare il modello cartesiano-newtoniano della realtà.Ne Il Tao della Fisica, egli mostra come le scoperte della fisica moderna rivelino una struttura del mondo più vicina alle visioni olistiche delle filosofie orientali che non al riduzionismo della scienza moderna.Successivamente, in La rete della Vita, Capra estende questa visione al campo biologico, ecologico e sociale, individuando nella rete il paradigma unificante della conoscenza contemporanea.
Gli elementi fondamentali di tale trasformazione possono essere sintetizzati nei seguenti punti:
Dalla separazione all’interconnessione: la realtà è costituita da una rete di relazioni dinamiche, non da entità isolate.
Dalla materia alla forma: ciò che definisce un sistema non è la sostanza, ma l’organizzazione dei suoi processi.
Dall’oggettività alla partecipazione: l’osservatore è parte integrante del fenomeno osservato; la conoscenza è sempre relazione.
Dall’analisi alla sintesi: la comprensione della complessità richiede un pensiero sistemico e integrativo.
Dall’individualismo all’ecologia della vita: ogni essere è parte di un sistema più ampio, la cui salute dipende dall’equilibrio dell’insieme.
Questo passaggio segna l’emergere di una ecologia della mente, in cui la conoscenza e la vita si fondano su principi di cooperazione, equilibrio e interdipendenza.
3. La visione unitaria della realtà in Vittorio Marchi
Parallelamente, Vittorio Marchi, nel testo La scienza dell’Uno, propone una reinterpretazione della fisica e della cosmologia in chiave ontologica e coscienziale.La sua prospettiva si fonda sull’idea che l’universo non sia un insieme di oggetti separati, ma un campo unitario di coscienza che si manifesta in diversi gradi di densità e percezione.
Tra i concetti centrali della sua riflessione si evidenziano:
La forza debole: reinterpretata come principio di coesione sottile che unisce la materia e la coscienza, essa rappresenta la dimensione invisibile della connessione universale, analoga alla trama relazionale di Capra.
Il mondo di scena e il mondo di retroscena: la realtà fenomenica (mondo di scena) è espressione di un livello più profondo e causale (mondo di retroscena), l’Uno che tutto unifica.
La tecnologia interiore: l’essere umano, attraverso la consapevolezza, può accedere a una “scienza del sé” capace di connetterlo alla totalità dell’esistenza.
La risonanza emotiva e la rete psicosomatica globale: ogni emozione e stato di coscienza entra in vibrazione con il campo energetico collettivo, creando una rete sottile di interdipendenza tra gli individui e il pianeta.
La prospettiva di Marchi estende quindi il paradigma sistemico di Capra verso una dimensione metafisica e coscienziale, dove la realtà fisica, biologica e psichica sono manifestazioni di un unico principio unificante: l’Uno.
4. Il processo autopromozionale della vita
Sia in Capra sia in Marchi la vita non è vista come un fenomeno statico, ma come un processo dinamico di auto-organizzazione e auto-rivelazione.Capra utilizza il concetto di autopoiesi — elaborato da Maturana e Varela — per descrivere la capacità dei sistemi viventi di mantenere e rigenerare se stessi in un flusso continuo di energia e informazione.Marchi, da parte sua, interpreta la vita come processo autopromozionale dell’Uno, ossia come movimento attraverso cui la coscienza si manifesta, evolve e si riconosce in se stessa.
In entrambi i casi, la vita appare come principio di auto-creazione, una dinamica intrinseca che tende all’integrazione, alla consapevolezza e all’armonia.L’autopromozione della vita è dunque il fondamento della trasformazione evolutiva, tanto biologica quanto spirituale, in cui ogni forma di esistenza contribuisce al dispiegarsi dell’intero.
5. La didattica delle progettazioni partecipate come esito organizzativo del nuovo paradigma
L’applicazione pedagogica di tale visione si traduce in una didattica sistemica e partecipativa, che riconosce la scuola e le comunità educanti come sistemi viventi.La didattica delle progettazioni partecipate rappresenta un esito concreto di questo paradigma, poiché incorpora i principi dell’interconnessione, dell’autopoiesi e della co-creazione.
Essa si fonda su alcuni assunti chiave:
La conoscenza come rete: il sapere nasce dalla cooperazione e dalla risonanza tra soggetti, discipline e contesti.
L’apprendimento come processo autopoietico: il gruppo di apprendimento si rigenera continuamente attraverso riflessione e feedback, come un organismo vivente.
La partecipazione come esperienza coscienziale: gli attori educativi sono coinvolti sia nel mondo di scena (l’azione progettuale) sia nel mondo di retroscena (l’intenzionalità e la consapevolezza collettiva).
La formazione come tecnologia interiore: l’educazione non è solo trasmissione di saperi, ma coltivazione di competenze interiori — empatia, ascolto, risonanza emotiva — che permettono di sviluppare una rete psicosomatica e comunitaria.
L’educazione come processo autopromozionale della vita: l’atto educativo è un gesto vitale, volto a sostenere l’autorealizzazione dei soggetti e la rigenerazione del tessuto sociale.
In questa prospettiva, la scuola e l’organizzazione educativa diventano ecosistemi conoscitivi nei quali la crescita individuale e collettiva si fondono in un unico processo evolutivo.
6. Conclusioni
Il dialogo tra la visione scientifico-sistemica di Capra e quella coscienziale di Marchi delinea un orizzonte epistemologico nuovo, in cui scienza, filosofia e pedagogia convergono nella riscoperta dell’unità del vivente.Il passaggio dalla frammentazione all’interconnessione, dalla competizione alla cooperazione, dal dominio alla partecipazione consapevole, rappresenta non solo un’evoluzione della conoscenza, ma una trasformazione della coscienza collettiva.
In tale cornice, la didattica delle progettazioni partecipate si configura come espressione educativa del principio autopoietico della vita, una pratica che restituisce all’apprendimento la sua dimensione ecologica, relazionale e spirituale.L’educazione, così intesa, non è più un processo di trasmissione, ma un atto di auto-rivelazione dell’essere, attraverso il quale la vita continua a promuovere se stessa nella forma più alta della consapevolezza condivisa.



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